L’Aquila
Perdonanza alla Amazzonia 1990
Perdonanza alla Valle dell’Aterno 2009
Dorme la Terra, immersa nella notte,
corpo immenso, madre,
ma lievemente insonne,
animali in riposo.
Il giorno e la notte si trovano
sotto un cielo squarciato fra terra e acqua
il corpo verde dell’Amazzonia
trema e riscopre il dolore.
Il pensiero cammina.
Spazi infiniti,
forse più del cuore,
come la pioggia bagna di lacrime terre lontane
e amori di infinito desiderio.
Malinconia spaziale,
l’acqua coi raggi del sole
si riunisce nell’altitudine
percorre con le nuvole
le distanze fra popoli.
Lucidità del cammino vegetale,
che mostra i fiumi della salvezza
gli animali lanciano il loro grido
sono forti nel mio poema verde,
i venti che sfiorano le radici
e raggiungono le voci degli uccelli
con la loro memoria sono onde
l’universo pulsa assieme.
Dall’imbrunire all’alba
sotto un cielo squarciato fra terra e acqua
al centro della Valle dell’Aterno, L’Aquila.
la brezza dell’aurora ridestata,
segnale di pericolo, di mutamento.
L’ avvolge in un intenso polverio,
e la città riscopre il dolore,
che la invade dal ventre della terra.
.
Si mescolano preghiere nel disordine,
portate dal vento, nuvole arenose
create dalle mani dell’uomo,
illogica selva di fili e pulsanti automatici
Costruiti nel ferro assieme alle macchine,
uccelli cantori impazziti
pensano con il vento e vanno le foglie,
Alberi! Io vi chiamerò per nome:
Claraybas, Maçaranduba, Jacarandà,
Pitanga, Araçà-mirì, Ibirapitanga.
E Acero Montano, Faggio, Roverella,
Quercia, Pioppo, Olmo Campeste
canteranno tutti assieme.
Marcia Theophilo, 14 Aprile 2009
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