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Poesie dal Libro "Amazzonia Respiro del Mondo" di Marcia Theophilo

| Noi Alberi | Vento | Marajó | Il parto della foresta | Tutti i fiumi della Terra |
| Terra dove non si muore | Gli Indios rinascono | Olocausto degli alberi |
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Noi Alberi

 

Noi alberi viviamo di piogge
di rugiade eterne e delle brume
dei fiumi e degli oceani
di mattutini vapori
e delicate nebbie

Durante il giorno il calore
dei raggi del sole
dilata i nostri corpi sublunari
che assorbono cosi, nel profondo,
la soavissima rugiada notturna.

 

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Vento

 

Il vento continua
a divorare la notte
è là, reale e mutevole
dentro di lui la musica dei rami

Il vento arriva
esplodono sonorità
sfogliano il suo corpo
fa ondeggiare i rami
corpo del vento avvolge e incurva
distende l'amato corpo
astratte e concrete le sue foglie
Si versano sinuose
cascate di vento dentro il bosco
Io danzo, e tu?
Risuona, balla, fischia e canta
è fra gli alberi
nasce come un frutto
nasce come un bambino
le sue risate hanno il ritmo
dell'acqua sulla pietra
prima dolce quasi monotona
dopo forte e piena di risonanze
Qua1cosa di vago
fumo e sapori somiglianti

Il vento apre la sua bocca
le nuvole producono piogge
neve, o anche ghiaccio

Il delfino ondeggia sotto il corpo del vento.
Avvolge e distende tra le nubi
le sue pinne, ali sinuose
reale e mutevole in lui
la musica del vento sulle acque

 

 

Isola di Marajó

 

Le donne, ondeggiando in un mare di foglie,
si nascondono e fuggono, leggere danzano
in onore del sole, curiosa danza
imita i macachi, eccitate sospirano
ridono, una mano pendente, e l'altra
sulle spalle. Tre curumins portano ceste
ricolme d'açaí e muricí. Fanno due passi
al secondo, sulla punta dei piedi,
il riso delle donne, il riso dei bambini
volti che appaiono e scompaiono.
Ricomincia la danza. Altre voci:
suoni d'altri animali, acqua che scorre,
rami che si spezzano. La musica, lenti strumenti
Al boto abbracciata, Kupaùba seguiva l'onda
del fiume, della corrente il flusso fino al mare.
Marajó, spazi di sole ardente, ritorno
stelle cadenti, marombos, carapanàs,
ritorno sempre in luoghi lontani, ebbrezza
di cauìm che ubriaca piano
piano, senza fare male, insipido
vischioso scivola in gola.
Dorati banani e mamoeiros,
voci di Marajó, lamenti,
piccoli grida di Cacaué, ma dove vuole andare?
Per cinque fiumi è andata Kupaùba
durante cinque lune ha camminato
mille verdi sentieri ha attraversato
solo per arrivare a Marajó e vedere il mare.

 

 

Il parto della foresta

 

Dal corpo contratto, dal pieno del ventre
dalle viscere, sulle rive tra il fogliame
sono i profumi della foresta e il sangue
ad avvolgere il suo corpo:
l'aiutano, le donne del villaggio
la selva è una galassia che ascolta il suo vagito
tra le braccia Kupaùba-albero.
Gambe e bacino di nuovi impregnati
degli odori sono un continente
il suo nido, piccolo corpo che pulsa.
Il sole rischiara la foresta e il fiume
"Quanto tempo è passato?" vanno indagando
"la sua anima a chi mai è appartenuta?"
Le danze si prolungano fino a notte alta
il vento passa lieve, una voce, un sussurro
loda Tupã e annuncia: "Kupaùba è nata".

 

 

Tutti i fiumi della Terra

 

I

Portano i cesti con la manioca, le donne,
sfiorando con i piedi le rive del fiume.
Kuambu vede passare Kupahúba
e un fiume immaginario gli percorre
la mente: è una corrente che trascina
in sé tutti i fiume della terra.
Ardeva la sua pelle, chiuse gli occhi
il sole silenziose carezze sul corpo
di Kupahúba, toccando i piccoli seni.
E' ancora una fanciulla Kupahúba e lui
dovrà aspettare il rito di iniziazione
amorosa. Con la sua mente viaggia
nell' aria e tra le nuvole. Ieri ha sognato
un dente che volava e un odore mai sentito.
Sullo spiazzo con le altre Kupahúba si prepara
per essere iniziata. Per tre mesi
lui non potrà vederla. Tutto gira, gira.
lei si avvicina e lui sorride.
Dentro il suo corpo una forza divora
le acque di fiumi e di laghi.
È lui Mboi-Guaçu dai mille occhi
avvincerà e stringerà Kupahúba
ma l'Amore Attenuerà la forza.
"Vattene, Mboi-Guaçu". Implora Kupauba.

II

Flauti e maracas cominciano a suonare
ritmo lento all'inizio, poi frenetico.
Kuambù pensa alla profezia: "Kupahúba
sarà amata dal mito" vuole gridare
ma nessun suono arriva alla gola.
Tutto cominciò al mattino.
Il tempo prometteva pioggia.
Dal cajueiro odorosi i frutti pendevano
nell'umida e densa calura:
Kupahúba attrasse Mboi-Guaçu,
serpente-arcobaleno, con il suo incanto.
Lui farà offerte alla divinità giaguaro
perché mantenga sempre vivo in lei
il fuoco del suo desiderio
e morbida la sua pelle.
Vivande e offerte di fiori nel rituale
brillanti i mille occhi di Mboi-Guaçu
toni d'azzurro e turchese e giallo
illuminano gli abbracci.
Questo è un fuoco che vuole proseguire,
sostanza sessuale del sole,
che penetra
le bacche profumate di araticum
e con il suo profumo
diviene più seducente.
"portami con i miei mille occhi fra le stelle
fa che un altro guerriero, un dio terreno,
non possa guardarla".
Prega Mboi-Guaçu e inizia
il suo cammino lungo il corpo di Kupahúba.

III

Kupahúba ora crede di sognare
neppure ha salutato la pintassilga
né la saracura. Tutti conoscono
la devastazione che al suo passare
Mboi-Guaçu lascia in un villaggio.
Senza pietà il tempo scorre nel corpo
di piante e animali, Mboi-Guaçu
ha perduto i suoi colori accesi,
solo il brillio dei suoi occhi rimane
sotto il chiarore lunare.
Dondolato dal vento, il muricì
scrolla i frutti dai rami.
sconvolte le bestiole che abitano
gli alberi, vivono lo scompiglio.
Ora il canto si fa sempre più alto
dai maracas i pajés intonano invocazioni.
Il sole si insinua con i suoi raggi
lo accompagna il canto degli uccelli
il grido degli animali. E la foresta
respira. La foresta respira sollevata.
Mboi-Guaçu è scomparso.

 

Terra dove non si muore

 

Verso la Terra dove non si muore
in marcia il popolo amerindio
invocando Tupã e gli altri dèi
fugge la loro voce al suono del borè
figli di Giaguaro, agili e flessuosi,
dalla costa dei mari in direzione Nord.
Erano tre milioni nel Brasile
gli indios Caetès e Tupinambàs
fuggirono verso il Maranhão e il Parà
attraversarono tutto il territorio
si fermarono alle sponde del fiume
sono i Tapirapès in movimento
con gli occhi aperti, esausti
ed ansimanti arrivano al fiume Araguaia
si addentrano nella foresta, si ritirano.
Piume gialle, marrone, foglie rosse
sono migliaia gli alberi giganti
milioni in marcia il popolo amerindo
figli di Giaguaro, agili e flessuosi,
attraversano il territorio senza fermarsi
dalla costa dei mari, in direzione Nord
con gli occhi ben aperti ansimanti
esausti arrivano, sono i Tapirapès
si addentrano nella foresta, tutti uniti,
in direzione della "Terra dove non si muore".

 

 

Gli Indios rinascono

 

Sulle rive del fiume, le canoe
onde di spuma, Il tuo sorriso aperto
quando tutti entrano, comincia il cammino
tortuoso dei morti e dei vivi, i saluti
le memorie, i primi canti
Kupaùba perde la testa
piange, piange, piange
il suo villaggio distrutto.
Parole si spandono sulle sue spalle
eppure il suo sguardo è senza odio
deve ricominciare, da sola.
Io vi amo, pensava
ed era così energico il suo sguardo
che i coccodrilli, le offrivano, il dorso
come fossero cani
i giaguari le facevano le fusa
come gatti domestici.
Io vi amo, ripeteva
e i suonatori terminavano:
Gli indios morti fanno germogliare
culture sommerse, per secoli e secoli
dentro l'arida terra
le tribù sementi rinascono
con la pioggia, migliaia di fiori
e il deserto torna a fiorire.

 

 

Olocausto degli alberi

 

Jerimum il Sole che nasce
gonfiando il vermiglio del cielo
Floresta piena di colori
rodendo le viscere della terra
con le sue radici vive
Kupahúba ha radici
Non va incontro al vento
è il vento che l'abbraccia
portando l'odore del bacába,
frutto carnoso,
del mangaba, polpa aromatica,
di pitanga, di murici..
Nel cielo rosso-arancio
il silenzio oscura la luce
Kupahúba vede un fiume espandersi
sgorgando dalla casa del sole.
Il vento porta una luce splendente
e fumo nero e caldo incandescente
e penetra tra gli alberi
le foglie ardono muovendosi
in mezzo al disordine della foresta
tra caos e fumo
Tutto è fuoco...gli alberi cadono...
tutto è cenere:
In questo ritmo frenetico anche il cielo cadrà.
Lo sterminio non cessa:
Kupahúba attende il fuoco ferma,
legata alle sue radici.
Sente il fuoco scorrere nei suoi rami
il suo corpo verde trema e sente dolore
lei che lenisce il dolore sente
il fuoco gemere nel suo tronco
bruciare le sue radici
e la terra morta della foresta devastata,
rovine...
L'olocausto di una moltitudine di alberi.
Il vento non porta musiche conosciute
disturbi di verde e azzurro
ritornate ritornate ritmi antichi

 

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