CXXXIX
Urucu, Pajurá, Jupicahy
Tauari, Arari, Mangalô
travestiti da alberi e animali
entrano nella grande metropoli
CXL
la dea Giaguaro vuole vedere
con gli occhi di Tauarí
gli occhi della dea vanno e tornano
dalla terra al mare
dal mare alla terra
vuole vedere, la dea
con gli occhi di Tauarí
con gli occhi di Tauarí
CXLI
il ritmo del tamburo, l'abre-alas
moltitudine di alberi
visi-rami confusi
col rumore dei fiumi
delle cascate:
città grande
strade accese
CXLII
entrano nella città i bambini
Mucura si muta in giaguaro
la gente si chiude dentro le case:
i frutti maturi, gli alberi in germoglio
le grida di animali incutono paura
CXLIII
la dea Giaguaro
si trasforma in tutte le cose
che vivono nell'acqua
si trasforma in tutte le cose
che vivono sulla terra
piante e animali
fiumi e piogge
CXLIV
nella notte l'uno accanto all'altro
dormono i bambini
avvolti nei giornali, in case di case di cartone
un occhio chiuso, l'altro semiaperto
occhi a forma di luna nascente
un triangolo per bocca
il braccio ad angolo retto
CXLV
dormono i bambini e a poco a poco
falsi uccelli volano su di loro
per ghermire quei piccoli organi
e alimentare così i propri nidi
CXLVI
è piovuto molto nella notte
quanti vivono ancora?
sono piovuti colpi dal tamburo
di un'arma che un uomo color cachi
teneva nella mano
CXLVII
Ararí, figlia della foresta,
racconta di una macchina che beve
il sangue di un bambino
lasciando la sua anima
abbandonata
tra il semaforo e il fiume
Márcia Theóphilo - 1994
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